Al di là delle fondamentali assonanze sul piano artistico, ciò che Sciascia ammirò in Borgese fu l'integrità morale e soprattutto la strenua opposizione nei confronti della dittatura fascista, che egli manifestò fin dall'avvento del regime, che ben presto lo fece oggetto di pesanti attacchi e lo costrinse infine alla scelta dell'esilio negli Stati Uniti. Oltreoceano, Borgese scrisse direttamente in inglese nel 1937 «Golia, marcia del fascismo» (poi tradotto in italiano nel 1946), un testo che Sciascia definì come «uno dei più grandi, veridici e appassionati che siano stati scritti sul fascismo», probabilmente il più importante per la comprensione dello scrittore di Polizzi Generosa, ma, ciò nonostante, destinato a restare negletto come la gran parte della produzione borgesiana. La scarsa fortuna critica di Borgese era infatti destinata a perpetuarsi anche dopo la fine della dittatura e il ritorno in patria dall'esilio statunitense: se nel caso dei fascisti era del tutto plausibile parlare di vero e proprio odio nei suoi confronti, nell'Italia del dopoguerra molti intellettuali manifestarono un malcelato disprezzo nei suoi confronti. Se negli anni precedenti era stato oggetto dell'avversione dei rondisti, (tra cui Cecchi, che tuttavia ne riconobbe tardivamente certi meriti critici), nonché di Croce e dei crociani, anche Gramsci mantenne nei suoi riguardi un atteggiamento quasi derisorio, e molti intellettuali di area marxista fecero altrettanto, ciò che sicuramente non favorì la conoscenza già scarsa della sua opera. Forse è proprio la robustezza della fibra morale a costituire l'idem sentire più forte tra le personalità dei due autori: ne è testimonianza l'opera che Sciascia dedicò a Borgese nel 1985, «Per un ritratto dello scrittore da giovane», un omaggio appassionato al conterraneo, di cui viene descritta la fervida attività intellettuale in età giovanile, grazie al ritrovamento di un mannello di lettere familiari. È il ritratto di una personalità di profonda cultura letteraria e di alta moralità, dietro al quale è impossibile non vedere una sorta di autoritratto dell'autore stesso.
Sono intervenuti in qualità di relatori: Ilaria de Seta, docente dell'Università di Liegi, si è specializzata nell'indagine dello spazio nel romanzo dell'Ottocento e del Novecento (Manzoni, Nievo, De Roberto, Pirandello, Tomasi di Lampedusa), si è occupata di G.A. Borgese presso l'Istituto italiano di studi storici di Napoli, e ha insegnato lingua e letteratura italiana presso University College Cork in Irlanda.
Massimo Raffaeli, critico letterario e filologo, si è occupato, tra l'altro, di Franco Fortini, Paolo Volponi, Alberto Savinio, Primo Levi, e ha tradotto dal francese opere di Zola, Céline, Jean Genet. Collabora con quotidiani come La Stampa, Il Manifesto, e con periodici quali Alias, Lo straniero, Tuttolibri, Il caffè illustrato, Nuovi Argomenti.
Ha moderato l'incontro Fabrizio Leonelli, giurista esperto di diritto dei beni immateriali e appassionato lettore di Sciascia.
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