E poi la ‘Terrazza della Noce’, le chiacchierate con Leonardo Sciascia, gli incontri annotati per trattenere dettagli sfuggenti, cose che non si possono raccontare fino in fondo, per assenza di testimoni. Rivelare quel rapporto di amicizia senza che Nanà possa confermare o smentire non è più possibile. È paradossale che il titolo dell'opera di Agnello scaturisca dalla zona più intima e personale che, proprio per questo, deve restare nascosta; e che forse ora è irrimediabilmente sola con se stessa. Il pudore dell'autore dice tutto della stima e del rispetto verso Sciascia, ma anche di una scrittura che può solo sfiorare l’ineffabile. Si percepisce vivo e pulsante lo sguardo di un uomo che finalmente trova il coraggio di narrare la storia di un'amicizia, la fortuna di un incontro, dopo una gestazione interiore che ha avuto le sue difficoltà a prendere forma. Come 'quei ch’ha mala luce', Agnello vede le cose lontane con l'entusiasmo della giovinezza; le cose vicine con la tenerezza e la malinconia del tempo che passa e del vuoto che rimane, dopo il dolore del commiato. È per riempire quel vuoto che Gasparino rende omaggio al Maestro e anche a se stesso, in una corrispondenza d'amorosi sensi che protegge per sempre questa delicata storia di libri e d’amicizia.
Roberta De Luca