LA LINEA DELLA PALMA intervista di Saverio Lodato ad Andrea Camilleri

Aprile 18, 2012 16998
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La linea della palma

Saverio Lodato
fa raccontare
Andrea Camilleri

Rizzoli 2002
Dalla introduzione di Saverio Lodato:
Una volta Falcone, in un’intervista mi disse che quelli della sua generazione si erano formati sui primi romanzi di Leonardo Sciascia, scrittore che aveva avuto il merito – osservava – di dare a tutti gli italiani almeno l’infarinatura di un fenomeno altrimenti letteralmente taciuto, ignorato, rimosso. Ma per ironia del destino, Leonardo Sciascia, all’inizio del maxi processo avviato dal “pool antimafia” di Palermo, fu protagonista di una dura polemica proprio contro quei “professionisti dell’antimafia” che erano in cerca di solidarietà da parte degli ambienti intellettuali più avveduti e più illuminati. Ho avuto altre occasioni per soffermarmi a lungo su quella polemica. E di spiegare come e quanto Sciascia fu strumentalizzato, ancor prima che frainteso. Qui lo ricordo solo perché quella polemica è, in qualche modo, una delle ragioni forti che mi spinsero a incontrare Andrea Camilleri nel luglio 2001. (p. 9)
Andrea Camilleri risponde:
D. Torniamo per un attimo a Il giorno della civetta. Con quel libro, Sciascia ebbe il merito di denunciare il fenomeno mafioso e cominciare a far prendere coscienza agli italiani… Condividi?R. Precisiamo. Io sto parlando col senno di poi, avendo visto che cosa sarebbe diventata poi la mafia. Io non sono d’accordo né con Sebastiano Vassalli né con Pino Arlacchi, i quali hanno detto che Sciascia, in fondo, era un vile. No, Sciascia è stato il primo a scrivere un romanzo nel quale erano rappresentati la mafia e il mafioso. Ha posto il problema sul tappeto. Un romanzo che terminava con la frase: “Mi ci romperò la testa – disse ad alta”… Era come se alla fine di quella storia ci fosse scritto: “Continua”. Uno dice Alessandro Manzoni… Il Manzoni è il primo che piglia due poveri disgraziati e te li fa diventare protagonisti di un romanzo. Sciascia utilizza un mafioso e un capitano che gli è opposto, quindi due figure minori della società, e li fa diventare protagonisti… All’epoca in cui uscì Il giorno della civetta, anche se non tornavo con molta frequenza in Sicilia, so bene che l’atteggiamento era quello dei “fatti loro”… (p.28)